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Castello di Vezio

La frazione di Vezio è un piccolo borgo che, nonostante il passare degli anni, è riuscito a mantenere le sue antiche caratteristiche soprattutto nell’architettura delle sue case in sasso.

L'abitato, all'inizio della sua esistenza, doveva essere un insediamento ligure-celtico, se non addirittura etrusco, sopraffatto dall'altro ceppo nel corso delle trasmigrazioni di popoli transalpini succedutesi dal VI al II secolo A.C. L'arrivo di questi ultimi e le scorrerie che ne seguirono obbligarono gli indigeni o ad assoggettarsi ai nuovi venuti o a spostarsi verso zone meno ospitali, quali potevano essere le vallate prealpine.
I romani estesero il loro dominio su tutta la Lombardia e, per arginare le incursioni dei popoli alpini e facilitare il flusso degli eserciti e dei rifornimenti, s’impegnarono nella realizzazione di una nuova grande rete stradale. Ciò determinò un clima di collaborazione con le comunità delle zone conquistate, creando benessere e distensione, che condusse alla romanizzazione dei territori e alla instaurazione della cosiddetta -civiltà gallo-romana-.
La realizzazione e, soprattutto, la difesa delle vie di comunicazione interessava anche il territorio orientale del lago di Como su cui vi erano importanti strade: Retica Valtellinese, Retica Chiavennesca, Val Varrone e della Riviera.

A Vezio, dunque, venne eretta una fortificazione che facilitava il controllo della via della Riviera e delle sponde del sottostante lago, sul cui promontorio, nel frattempo, era sorta Varenna, punto d'attracco del naviglio commerciale e militare della zona.

Le mura di questa fortezza si estendevano dalla Foppa allo sperone a strapiombo su cui si erge il castello, nel suo perimetro erano racchiuse le abitazioni ed i magazzini, le cui fondamenta sono ancora visibili tutt'oggi. Alcuni rinvenimenti di armi e di resti umani di varie epoche ed origini, che si trovano ora nei musei di Como, Sondrio, Lecco ed Esino, testimoniano che nei dintorni della torre si combatterono cruenti ed accaniti scontri.

La torre centrale alta venti metri, aveva funzioni di vedetta e di segnalazione. Venne edificata sugli avanzi di una fortificazione romana della regina Teodolinda e presenta una merlatura quadrata uguale a quella del castello di Cly in Valle d'Aosta.
La rocca seguì verosimilmente le sorti di Varenna, alla quale era stata unita da mura che, come due lunghe braccia, scendevano fino al lago a difesa del borgo lacustre. Nel caso di Vezio è evidente l'interesse alla ricostruzione del castello andato distrutto a seguito di eventi bellici non precisati.

Attualmente l'edificio si presenta lineamenti medievali, cinto da spesse mura, e i castelli e le torri, disseminate sulle alture, avevano per lo più funzione di avvistamento o di punti obbligati per la riscossione dei pedaggi. Il castello non si trovò coinvolto, se non marginalmente, nemmeno nel 1244, quando per la prima volta Varenna fu distrutta dai comaschi, ai quali si era ribellata; La popolazione trovò rifugio nel maniero che, per la sua posizione, era inespugnabile ed in esso i varennesi ritemprarono gli animi e la forza per ribellarsi di nuovo, quattro anni dopo, durante il giogo comasco. In questa occasione Varenna venne messa a ferro e fuoco, ma il castello resistette.

Vezio vide trascorrere le Signorie dei Visconti e dei Torriani, le dominazioni dei francesi e degli spagnoli, così come sopportò i decreti dei veneti e dei signori di Bergamo.
Divenne, con Varenna, un feudo vescovile, quindi passò ai Dal Verme e ad altri ancora finché non ne vennero investiti il conte Francesco Sfondrati ed i suoi eredi.
L'investitura della costruzione passò nel 1631 a Giovanni Antonio de' Tarelli e l'affittanza, venticinque anni dopo, ad Antonio Tarelli. In questo periodo il castello venne addirittura riedificato più che riattato. Nel 1647 le terre di Perledo e Varenna vennero investite nel feudo valtellinese del conte Giulio Monti. Nel 1778, l'infeudamento di Varenna passò alla famiglia Serbelloni, la cui congiunta, Crivelli Serbelloni, mantenne il possesso della torre di Vezio fino all'Ottocento.


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